Stenosi o Sindrome del Giunto Pielo-Ureterale

L'ostruzione del giunto pielo-ureterale è molto probabilmente la più comune anomalia congenita a carico dell'uretere, ed è in grado di determinare una significativa riduzione nel trasporto di urina dalla pelvi renale all'uretere. Non sempre è possibile evidenziare la causa di questa ostruzione; oltre alle cause congenite, ci sono quelle acquisite tra cui bisogna annoverare la calcolosi, le stenosi post-operatorie o su base infiammatoria, le neoplasie uroteliali, i rapporti anomali con le arterie renali e le ostruzioni da cause estrinseche.
Questa patologia può essere completamente asintomatica, oppure presentarsi con dolore al fianco, vomito e, alle volte, ematuria ed infezioni delle vie urinarie. Nel caso la malattia risultasse mal controllata, alcuni pazienti possono sviluppare calcoli, dilatazione della via escretrice (idronefrosi) o pressione arteriosa alta (ipertensione).
Le indicazioni all'intervento chirurgico includono pertanto la presenza di sintomi associati all'ostruzione, la riduzione della funzionalità  renale globale o ipsilaterale alla stenosi e la presenza di ipertensione arteriosa. L'obiettivo principale dell'intervento è la guarigione o il miglioramento dei sintomi e la preservazione o il miglioramento della funzionalità  renale.

A causa della variabilità  anatomica interindividuale non esiste una procedura chirurgica che possa essere adottata in tutti i casi. Indipendentemente dalla tecnica utilizzata, il risultato finale è la creazione di un giunto pielo-ureterale di calibro adeguato. L'intervento viene sempre eseguito in anestesia generale.

Attualmente l'intervento maggiormente praticato è la pieloplastica che prevede:

  • nel caso di calcolosi, una incisione a livello del giunto pielo-ureterale ed una adeguata pulizia;
  • nel caso di stenosi, la asportazione del segmento ristretto ed una successiva plastica di ricostruzione dell'uretere;
  • nel caso un vaso comprima il giunto pielo-ureterale, la sezione dell'uretre, il retroposizionamento del vaso, ed infine la plastica.

IL'intervento può essere eseguito con una procedura chirurgica tradizionale o in videoparoscopia, questo intervento si traduce in un equivalente risultato chirurgico. Questa procedura si avvale dell'utilizzo di 3-4 buchini, del diametro di circa 1cm, della parete addominale dove vengono inseriti gli strumenti per operare,  e per la visione del campo operatorio. La tecnica è sovrapponibile a quanto si fa nella chirurgia a cielo aperto. Non tutti i pazienti possono però essere sottoposti a questo tipo di procedura.

Le controindicazioni riguardano la presenza di esiti di peritonite o di processi aderenziali legati a patologia infiammatoria o a pregressi intervento chirurgici sulla cavità  addominale; paziente obeso.

La degenza post operatoria è di circa 48 h e il paziente può riprendere velocemente le normali attività.